Come equipaggiarsi al meglio?
Possedere
il
giusto
equipaggiamento e saperlo gestire correttamente è
anzitutto un fattore di sicurezza, che può risultare
determinante per il buon esito di una gita. Non solo: il giusto
equipaggiamento riduce la fatica e minimizza i disagi, consentendoci
di trarre maggiore soddisfazione dalle nostre escursioni.
Essere
ben equipaggiati significa possedere un corredo di abbigliamento
tecnico ben assortito e un'attrezzatura tecnica
adeguata
alle proprie esigenze. Prenderemo in esame entrambi in
questa sezione del sito, sottolineando fin d'ora che, in materia di
equipaggiamento, è utile
imparare a orientarsi con una certa autonomia, obiettivo possibile
con un po' di buona volontà e di esperienza: documentiamoci sui
materiali, le caratteristiche costruttive, i punti di forza e di
debolezza; vagliamo criticamente (nei limiti del possibile) le
informazioni che ci arrivano da ogni fonte, per quanto autorevole; e
infine, sperimentiamo!
Per
questo motivo, le informazioni contenute in questa sezione del sito
vanno considerate come linee-guida e non come verità assoluta;
l'importante è essere consapevoli che una buona preparazione
all'attività fisica in montagna non riguarda soltanto le capacità
atletiche, ma anche quelle organizzative.
E'
meglio non avere fretta di acquisire tutto ciò che può esserci
utile, ma piuttosto condurre una paziente e costante ricerca in
tutto l'arco dell'anno, anche a tempo perso: in questo modo, non
pressati da alcuna urgenza, potremo approfittare di numerose
occasioni e ponderare bene le nostre scelte per non sbagliare.
Scopriremo così che “tecnico” non è necessariamente sinonimo di
“costoso” e che alla fine, il tempo e l'impegno che avremo speso
sarà ricompensato da sicura soddisfazione.
Abbigliamento e accessori: le regole di base
I
consigli di queste pagine sono dedicati a due attività specifiche,
cioè camminare e pedalare in montagna. Chi le
pratica deve fare i conti con una sudorazione intensa e con
condizioni ambientali sempre mutevoli e spesso imprevedibili.
L'abbigliamento
ideale (accessori e calzature compresi) dovrà pertanto soddisfare
soprattutto tre requisiti: essere funzionale,
traspirante e
in
buona misura idrorepellente. L'insieme di
queste qualità realizza la perfetta compatibilità del prodotto con
le esigenze specifiche dell'escursionista o del biker: in una
parola, la tecnicità del
prodotto stesso in rapporto a questa o quella attività.
I
materiali con cui vengono realizzati i capi tecnici sono numerosi e
sul web non è difficile reperire le descrizioni e i consigli forniti
dai fabbricanti.
La
funzionalità riguarda soprattutto le caratteristiche
costruttive di un prodotto. Di norma, un capo è tanto più
funzionale quanto più è dedicato a una determinata attività:
per questo è consigliabile rivolgersi a negozi specializzati, dove è
possibile provare e confrontare più articoli e ricevere assistenza
qualificata. Un capo funzionale dovrà essere della giusta taglia,
cioè risultare aderente senza comprimere o limitare la libertà di
movimento, e del giusto taglio,
cioè maschile o femminile per modellarsi perfettamente sulla figura;
dovrà essere facile da indossare e da togliere; dovrà
limitare razionalmente il peso e l'ingombro. Queste
caratteristiche, oltre a consentire al capo di svolgere correttamente
la sua funzione, facilitano la vestizione “a strati sovrapposti”,
che meglio risponde, come vedremo, alle esigenze delle nostre
attività.
Da
valutare, infine, la presenza di facilitazioni ergonomiche
come tasche interne, prese d'aria, ghette, rinforzi nel punti più
soggetti a usura, ecc., particolari che saranno tanto più apprezzati
quanto più risponderanno all'uso che del capo si intende fare.
Per
traspirabilità si intende
l'attitudine del capo a trasferire l'umidità corporea agli strati di
abbigliamento soprastanti e, infine, all'esterno. Questa
caratteristica è fondamentale in tutti i capi e gli accessori che
useremo sotto sforzo e va tenuta in debita considerazione anche in
inverno. Spesso, infatti, la difficoltà di autoregolarsi in
condizioni di freddo intenso (soprattutto in presenza di vento) può
determinare una sudorazione notevole.
E'
molto importante considerare che la traspirabilità funziona “a
catena” dall'interno verso l'esterno ed è indispensabile che
nessun capo “incoerente” interrompa questa catena. Ad esempio, a
nulla serve un sottoguanto traspirante se poi il guanto non lo è e
finisce con l'imprigionare il sudore, favorendo magari pericolosi
congelamenti alle dita. Allo stesso modo, non serve a nulla indossare
più strati traspiranti l'uno sull'altro se poi un guscio esterno (la
“giacca a vento”) non traspirante funge da sacco di cellophane
creando al suo interno un'enorme quantità di condensa.
Per
idrorepellenza si
intende la resistenza che il capo oppone alla penetrazione dell'acqua
e, contestualmente, la facilità con la quale asciuga una volta
bagnato. E' una caratteristica che non va intesa in senso assoluto:
può essere presente in misura maggiore o minore e, pur essendo
tipica di molti materiali, è fortemente influenzata dal tipo di
lavorazione e dai trattamenti eventualmente subìti.
Il
materiale idrorepellente fa sì che poche gocce di pioggia, o gli
schizzi di un torrente, o una caduta nella neve non rappresentino un
probema: basterà scrollarsi di dosso velocemente l'acqua e in poco
tempo, all'aria e al sole, si avrà l'asciugatura completa.
Traspirabilità
e idrorepellenza sono purtroppo difficili da conciliare quando il
capo deve fornire una protezione pressoché totale dalla pioggia e
dal vento e, d'altra parte, restare permeabile al vapore acqueo che
viene prodotto all'interno: è la sfida che devono sostenere le
giacche esterne (gusci), progettate per garantire una climatizzazione
perfetta anche nelle peggiori condizioni atmosferiche.
Teniamo
sempre presente che le proprietà dei capi sopra descritte, per
essere mantenute a lungo in buona efficienza, esigono che questi
ultimi vengano trattati con cura: il guardaroba tecnico va
smacchiato e lavato seguendo scrupolosamente le indicazioni riportate
sulle etichette dei capi e sulle confezioni dei detergenti; va
riposto in maniera corretta, lontano da fonti di calore o umidità,
evitando schiacciamenti e pieghe permanenti (dal momento che, di
regola, non può essere stirato); va riservato all'uso per il quale è
destinato; va rinnovato periodicamente.
Infine,
non dimentichiamo i “rovesci delle medaglie”: molti materiali
tecnici utilizzati nell'equipaggiamento sono facilmente
danneggiati da fiamme e scintille e possono risultare
pericolosamente scivolosi,
soprattutto sulla neve e su terreno gelato. Sta al nostro buon
senso usare la massima accortezza per godere unicamente dei vantaggi
che la tecnologia ci offre, senza subirne gli effetti negativi, a
volte inevitabili.
Abbigliamento e accessori: come allestire un guardaroba tecnico
Una
volta stabiliti i requisiti che il nostro abbigliamento dovrà
possedere, vediamo come assortire il guardaroba dedicato alle gite:
in pratica, che cosa tenere sempre pronto nell'armadio.
Come
si è accennato sopra, il principio-base è quello di prevedere più
strati bene abbinati, da
indossare l'uno sull'altro.
Anche quando il clima è rigido, durante la camminata o la pedalata
spesso conviene aumentare il numero degli strati e non la loro
pesantezza.
Il
guardaroba intimo, che rappresenta il primo strato,
dovrà essere bene assortito, in previsione di cambi frequenti, e
offrire una buona scelta tra vari livelli di protezione. Per la parte
superiore del corpo, prevediamo qualche capo
in filato leggero, senza maniche e a maniche corte,
che potremo utilizzare nelle condizioni più miti, e qualche capo
di tipo invernale a manica lunga.
Ricordiamo che la protezione di alcune zone del corpo piuttosto
vulnerabili a improvvisi colpi di freddo, come il collo, il basso
ventre e, per i biker, la fascia lombare, deve essere affidata
soprattutto al primo strato. Pertanto, sarà utile che i capi
invernali abbiano il collo
alto, magari servito da
apertura a zip, e una lunghezza
generosa al di sotto del
punto vita.
Anche
l'intimo dedicato alla parte inferiore del corpo dovrà corrispondere
agli stessi criteri: slip, boxer e calzamaglie (di queste è utile
averne almeno un paio di pesantezza diversa) dovranno fornire
sufficiente scelta nelle forme e nella pesantezza.
Per
i biker è bene prevedere anche più cambi di shorts
con fondello.
Nella
scelta dei capi intimi sarà utile tenere in considerazione la
temperatura di lavaggio:
infatti, i capi che possono essere lavati almeno a 60 °C consentono
di effettuare una perfetta igienizzazione e di neutralizzare più
facilmente i cattivi odori.
Tra
gli indumenti di primo strato annoveriamo anche una o due paia di
sottoguanti leggeri,
molto utili non solo abbinati ai guanti in caso di freddo intenso, ma
anche da soli, come protezione temporanea quando occorre svolgere
operazioni manuali di precisione.
Il
secondo strato per la parte superiore del corpo può essere
costituito, in estate, da una maglia o da una camicia,
di cui converrà procurarsi più cambi a manica lunga e corta;
in inverno, da una felpa leggera
in stretch o micropile, di cui converrà avere almeno un cambio.
La camicia tecnica,
specialmente quella in tessuto totalmente o parzialmente
elasticizzato, è un capo apprezzabile per vari motivi e può essere
presa in considerazione anche dai biker: anzitutto, essa presenta un
colletto, che può
offrire buona protezione dal sole e dal vento, ed è generalmente
fornita di piccole tasche,
molto utili per contenere le minuterie; può essere aperta a piacere
grazie ai bottoni;
inoltre, possiede di regola una texture
più fresca e gradevole al contatto della pelle, soprattutto nei casi
in cui, nonostante la calura, sia consigliabile, per vari motivi,
vestire la manica lunga. Lo svantaggio della camicia tecnica rispetto
alla maglia tecnica è dato dalla sua minore vestibilità, il che la
rende meno idonea a fungere da primo strato in condizioni di caldo e
meno agevole da abbinare agli strati successivi.
Le maglie tecniche per i biker sono di
norma fornite di una lunga zip (che aiuta il raffrescamento e
permette di indossarle e di toglierle senza rimuovere il casco) e di
tasche posteriori, sulle quali però non si potrà contare in
presenza dello zaino.
Per
la parte inferiore del corpo, all'escursionista occorreranno almeno
due paia di pantaloni lunghi
di di diversa pesantezza e almeno un paio di pantaloni
invernali idonei al terreno innevato,
possibilmente forniti di ghette incorporate.
Occorre
sottolineare che il pantalone tecnico da escursionismo è
sempre e comunque lungo,
anche in condizioni torride: il problema del caldo si risolve solo ed
esclusivamente aumentando, nei limiti del possibile, la leggerezza
del tessuto, oppure evitando di camminare nelle ore più calde.
La
necessità di proteggere le gambe non solo dai raggi solari, ma anche
dagli insetti (incluse le zecche), dal contatto con piante spinose,
urticanti o fotosensibilizzanti, dalle abrasioni, ecc. impone l'uso
del pantalone lungo (dovremmo dire “almeno” del pantalone lungo:
proteggersi il più possibile con gli indumenti è
infatti una buona regola generale, cui si deroga, entro certi limiti,
per la parte superiore del corpo, che al caldo avverte in misura
molto maggiore la necessità di scoprirsi).
Per quanto riguarda la mountain bike,
è consigliabile acquistare almeno due paia di pantaloni al
ginocchio con intimo staccabile e dotato di fondello. Utile
qualche tasca di facile accesso, dal momento che, come si è visto,
la presenza dello zaino rende inservibili le tasche posteriori delle
maglie e delle giacche. In condizioni di freddo intenso, il capo
intimo potrà essere abbinato a un pantalone lungo,
elasticizzato e di conformazione adatta alla pedalata.
A questo punto, facciamo una breve ma
utile considerazione sui colori. Non rifiutiamo a priori i
colori sgargianti: in montagna sono utili poiché, quando li
indossiamo, ci rendono ben visibili e riconoscibili anche a distanza.
Inoltre, un capo vivacemente colorato è più difficile che venga
dimenticato quando viene appeso o appoggiato da qualche parte.
I colori scuri, invece, e
particolarmente il nero, sono in grado di incamerare calore se
esposti ai raggi del sole e per questo motivo sono un valido aiuto
nella stagione invernale.
I capi ideali come terzo strato
sono principalmente quelli in forma di giacca, siano essi
in pile, tessuto antivento elasticizzato, tessuto imbottito, ecc.,
con o senza maniche: avranno quindi di preferenza l'apertura totale
sul davanti, saranno dotati di tasche laterali nelle quali poter
infilare le mani ed eventualmente di cappuccio. Per i biker, è
perfetta la giacca in tessuto antivento elasticizzato, possibilmente
con le maniche staccabili.
Per quanto riguarda il terzo strato,
conviene puntare sulla diversificazione anziché sulla
quantità dei capi. Esempio: un piumino ultraleggero con cappuccio ed
uno più pesante; una giacca in tessuto antivento elasticizzato a
manica lunga di media pesantezza; un pile soffice e caldo; un paio di
gilet antivento di diversa pesantezza.
Il quarto strato, o guscio,
è la giacca adatta ad affrontare l'acqua, in forma di pioggia o di
neve, e il vento forte. Il quarto strato è fondamentale quanto il
primo e vale la pena valutarlo con attenzione, anche se la scelta è
spesso molto condizionata dai costi elevati.
Se prevediamo di muoverci in inverno o
in alta quota, vale la pena investire su un capo studiato per le
condizioni più difficili, sia per quanto riguarda i materiali, sia
per quanto riguarda l'ergonomia. Alcuni particolari sono importanti:
il cappuccio dovrà essere regolabile perfettamente sul nostro
capo; dovrà possedere una visiera e avvolgere bene tutto il
collo fin sotto gli zigomi; non dovrà toglierci troppa mobilità e
visibilità anche laterale. Le maniche dovranno potersi
stringere bene aderenti ai polsi e le cerniere dovranno
garantire un'ottima impermeabilità e una funzionalità perfetta
anche con i guanti. Il taglio, infine, dovrà garantire, a
giacca chiusa, la protezione del ventre dal vento freddo che
risale dal basso.
Poiché un capo di questo genere non è
“quattro stagioni”, dovrà essere affiancato, nel guardaroba, da
un capo più leggero e agile, ma comunque affidabile, sufficiente
nelle condizioni non estreme.
Può essere conveniente anche per i
biker, soprattutto in inverno, l'uso di un guscio dotato di
cappuccio. In questo caso il cappuccio va posto sotto il casco e
pertanto conviene, prima dell'acquisto, provare a indossarli entrambi
per verificare che l'abbinamento sia non solo fattibile, ma anche
confortevole.
Ricordiamo che il guscio è un
capo indispensabile in montagna e va comunque portato con sé,
anche nelle condizioni più favorevoli: si tratta infatti di un
fattore di sicurezza che può rivelarsi molto utile, se non
fondamentale, in caso di emergenza.
Passiamo ora a
considerare l'assortimento dei più comuni accessori: calze,
guanti, copricapi.
Anche le calze
tecniche sono oggi capi altamente specializzati: la varietà
delle lunghezze, delle forme e dei filati fanno sì che vi sia una
calza su misura quasi per ogni uscita... ma generalmente non è
difficile orientarsi, poiché nei capi di buona qualità la
destinazione ideale è sempre indicata dal produttore.
La scelta e
l'assortimento sono affidati alle preferenze e alle esigenze
personali; è bene, comunque, scegliere le calze non solo in base
alla stagione, ma anche in funzione delle calzature cui saranno
destinate e dell'uso che di tali calzature si intende fare. Le calze
sottili mantengono il piede più solidale con la scarpa, favorendo un
uso più preciso di quest'ultima, ma d'altra parte sono meno calde e
offrono minore protezione nei punti più soggetti a pressione o
sfregamento.
In ogni caso, è
importante scegliere la misura giusta (la calza deve essere
perfettamente aderente e sufficientemente alta rispetto alla
calzatura) e avere molta cura nei lavaggi per evitare che il capo
perda le sue qualità. Le calze che all'interno presentano una
filatura “effetto pelliccia” vanno lavate e asciugate sul
rovescio affinché si mantengano morbide.
In ogni caso, il
benessere dei nostri piedi dipende in primo luogo dalle cure che
dedichiamo a questi ultimi: calze e calzature, per quanto pregiate,
non potranno comunque supplire alla nostra trascuratezza. Una
pedicure perfetta dovrà essere eseguita prima di ogni uscita e lo
stato di salute dei piedi dovrà essere sempre sotto controllo:
calli, duroni, ragadi, secchezza della pelle e altre eventuali
anomalie dovranno essere trattati tempestivamente, chiedendo
consiglio al nostro farmacista di fiducia.
I guanti hanno
essenzialmente due funzioni. La prima è quella di evitare il
contatto diretto dei palmi sudati con impugnature gommate o
metalliche e ottimizzarne la presa: è il caso del manubrio della
mtb, ma anche dei bastoncini da escursionismo e dei cavi corrimano
installati sui sentieri per la sicurezza. Pertanto, nel guardaroba di
ciascuno sarà utile un paio di guanti senza dita, rinforzati
in pelle o simili e dotati di cuscinetti nella zona del palmo.
La seconda funzione è la
protezione dal freddo, che non va sottovalutato nemmeno nel periodo
estivo. Ricordiamo che ogni tipologia di guanto dovrà avere
almeno un cambio e che i guanti di scorta dovranno
essere sempre portati con sé. Possiamo prevedere una
dotazione di guanti di media pesantezza con una buona prensilità,
meglio se resistenti al vento, e una di guanti (o moffole) per le
temperature molto rigide, imbottiti di materiale termoisolante. Come
si è detto, si può ottenere la termoregolazione perfetta anche
facendo uso di sottoguanti di varia pesantezza.
Per i biker è
preferibile l'uso di guanti dedicati, anche se è piuttosto difficile
reperire, in questa categoria, capi adatti a temperature estreme. In
caso di freddo molto intenso, è indispensabile dotarsi di
sottoguanti pesanti.
Quanto ai copricapi,
vale anche in questo caso il principio-base della vestizione a
strati, per cui converrà dotarsi di almeno un capo minimale (tipo
“sottocasco”) e di un berretto più pesante. Il
sottocasco, meglio se con paraorecchie, è indispensabile per i biker
ma è molto utile anche agli escursionisti, che potranno usarlo da
solo o collocarlo sotto il cappuccio di una giacca o del guscio, o
sotto un altro copricapo più pesante. Fasce e bandane
possono essere molto utili e versatili per tanti usi, anche
improvvisati, e pertanto conviene possederne almeno un paio e
portarne sempre una con sé.
Per uso tecnico, la
funzione della sciarpa può essere svolta da collari e
mascherine antivento, che, se ben abbinate ai copricapi in
dotazione, possono risultare più comode e meglio gestibili del
tradizionale passamontagna. Se si prevede di frequentare la montagna
in inverno, non va sottovalutata l'utilità di un capo che,
all'occorrenza, può proteggere l'ingresso delle vie aeree. Spesso,
l'urgenza di incamerare aria sotto sforzo e la congestione nasale
causata dalle basse temperature inducono a respirare attraverso la
bocca, immettendo aria troppo fredda direttamente nei bronchi.
Schermando il naso e la bocca, anche con una protezione leggera, si
può generalmente ovviare a questo problema.
Per i biker che si
muovono in inverno sono utili anche i copriscarpe.
Le calzature
Scegliere calzature
perfettamente adeguate al nostro piede e alle attività che
intendiamo svolgere non è facile, ma è importante dedicarvi un
certo impegno. Documentiamoci in precedenza, se possibile, sui
prodotti che ci interessano, valutando anche le caratteristiche dei
materiali utilizzati, e proviamo i vari modelli senza fretta, su
entrambi i piedi, preferibilmente con le calze che intendiamo
abbinarvi.
Di tutte le calzature
utilizzabili su terreno montano, prendiamo qui in considerazione gli
scarponi (ossia quelle atte a fornire sostegno e protezione
non solo al piede, ma anche all'articolazione della caviglia), e
precisamente quelli da trekking (ossia studiati per affrontare
una camminata, anche di più giorni, con il carico dello zaino).
Cercheremo di semplificare al massimo, limitandoci a considerare le
tipologie di nostro interesse.
Ferma restando
l'importanza dei requisiti di funzionalità, traspirabilità
e idrorepellenza (che, come si è detto, riguardano anche le
calzature), possiamo dire che, in generale, il primo criterio di
scelta è la destinazione d'uso dello scarpone, che
dovrà essere ben chiara a noi stessi. Ci muoveremo solo in estate,
sotto i 2000 metri, su terreni non troppo sconnessi? Basterà uno
scarponcino da trekking leggero. Cammineremo solo in estate ma
senza limiti di quota, anche su pietraie e terreni difficili,
eventualmente su neve? Dovremo aggiungere al nostro corredo uno
scarpone da trekking impegnativo. Infine, prevediamo
escursioni in condizioni invernali (temperature rigide e/o lunghe
permanenze nella neve), a piedi o con le ciaspole? Sceglieremo per
quelle occasioni uno scarpone invernale.
Come distinguere le varie
tipologie di scarponi? Dovremo osservare attentamente le parti che li
compongono e le loro caratteristiche costruttive.
Lo scarpone da
trekking leggero è all'insegna del comfort: ha una tomaia
morbida, anche nella zona dell'avampiede; la suola è anch'essa
morbida e moderatamente scolpita; il peso totale è generalmente
contenuto e la termicità è bassa. Su sterrati e sentieri a fondo
regolare (e quando non si preveda pioggia) si possono anche
utilizzare versioni con tomaia bassa, consigliate ai più esperti.
Lo scarpone da
trekking impegnativo ha una suola più scolpita e più rigida
rispetto al precedente, allo scopo di sostenere il piede nella
prevalente verticalità della progressione e di offrire una buona
aderenza su tutti i tipi di terreno; anche la tomaia è più rigida e
robusta, spesso rinforzata da fasce in gomma nella zona
dell'avampiede e/o in tutta la parte bassa per proteggere il piede su
terreni sassosi e scoscesi; le cuciture della tomaia sono ridotte il
più possibile (o addirittura eliminate) per favorire
l'impermeabilità e la termicità. Rispetto al modello precedente, è
amplificata la funzione ammortizzante nella discesa, particolarmente
nella zona del tallone.
Caratteristica comune a
entrambe le tipologie di scarpone viste sopra è la curvatura
accentuata della suola sotto l'avampiede per favorire la rullata,
cioè il fisiologico movimento del piede durante la camminata.
Lo scarpone
invernale, studiato per lunghe permanenze nella neve,
sacrifica in buona parte la rullata a favore di una decisa rigidità
della suola: la suola rigida, infatti, solitamente abbinata a una
tassellatura di tipo alpinistico, aiuta a mordere la neve dura e si
presta bene all'utilizzo di ramponi e ciaspole. La tomaia fornisce
un'elevata termicità, mentre l'allacciatura alta sulla caviglia,
spesso protetta da una ghetta, ostacola l'ingresso della neve.
E'
molto importante che lo scarpone, particolarmente nel periodo
invernale, mantenga i piedi caldi e asciutti, per scongiurare
l'eventualità di congelamenti. Soprattutto nelle escursioni di più
giorni, è essenziale utilizzare calzature già sperimentate sotto
questo aspetto.
Il secondo criterio da
valutare è la calzata, cioè la forma della pianta
dello scarpone, che spesso varia notevolmente da un produttore
all'altro. La calzata determina quel “feeling” immediato di
benessere o di disagio che proviamo immediatamente dopo aver
introdotto il piede e non va confusa con la taglia. Spesso si parla
in modo riduttivo di “pianta larga” o di “pianta stretta”; in
realtà l'insieme dei particolari che fanno la “calzata giusta”
per ciascuno è molto più complesso e l'unico modo per valutarlo è
provare contemporaneamente modelli diversi, cercando di concentrarsi
unicamente sulle sensazioni del piede.
Per quanto riguarda i
biker, sia per i pedali ad aggancio rapido che per i pedali flat
esiste un'ampia gamma di calzature dedicate (attenzione: alcune sono
per esclusivo uso indoor). Tra le calzature con predisposizione per
aggancio rapido, conviene accordare la preferenza a quelle che meglio
si prestano, per le caratteristiche generali ma soprattutto per il
tipo di suola, a qualche breve tratto di camminata fuori strada.
Anche in questo caso la calzata giusta è fondamentale e,
sostanzialmente, le modalità per riconoscerla sono le stesse viste
sopra.
Concludiamo con una
raccomandazione importante che riguarda tutto l'abbigliamento
tecnico, calzature comprese: poniamo la massima cura e
attenzione nell'acquisto e nell'uso dei capi destinati alla stagione
invernale. Investiamo nella qualità, testiamo molto bene
e non temiamo di abbondare nelle scorte di indumenti e
accessori. La montagna in inverno è severa e, in mancanza di
adeguato equipaggiamento, possono subentrare problematiche molto
serie, come ad esempio i congelamenti.
Quale attrezzatura è indispensabile procurarsi?
Lo zaino
Da
sempre lo zaino è il primo e fondamentale componente
dell'attrezzatura per chi, a qualunque livello, intende frequentare
la montagna.
Inutile
dire che, anche per quanto riguarda lo zaino, la scelta è
vastissima, non solo perché tanti sono i produttori, ma anche perché
è alto (ed è sempre in crescita) il livello di specializzazione: in
altre parole, anche qui potremmo dire che c'è quasi uno zaino per
ogni uscita.
Dovremo
pertanto, come nel caso degli scarponi, mettere a fuoco le attività
che ci interessa praticare, questa volta non in base alla stagione ma
alla tipologia di escursione. Escursioni impegnative o di più giorni
richiedono uno zaino più capace (indicativamente dai 35 litri in
su); per escursioni giornaliere non impegnative è sufficiente uno
zaino dai 20 ai 35 litri.
Esistono
anche zaini più piccoli, ma occorre tenere presente che,
normalmente, al di sotto dei 20 litri di capacità è molto difficile
che lo zaino abbia una lunghezza sufficiente ad appoggiarsi sul
bacino. Se il peso grava esclusivamente sulle spalle, la colonna
vertebrale ne soffre e la compressione della muscolatura alla base
del collo può favorire formicolìo e sensazione di freddo alle mani.
Lo stesso problema riguarda i biker, che però possono reperire zaini
appositamente studiati per mountain bike, nei quali una fascia più
alta e rigida in vita consente di portare in modo stabile ed
ergonomico anche uno zaino che, necessariamente, deve essere di
volume ridotto.
Viste
le problematiche legate alla scelta e all'uso corretto dello zaino, è
fondamentale rivolgersi a produttori affidabili, che possono
garantire, quanto meno, l'uso di materiali tecnici e lo studio delle
migliori soluzioni per quanto riguarda l'ergonomia e il comfort.
L'acquisto finale sarà poi, ovviamente, determinato dalle nostre
esigenze specifiche, dalle nostre sensazioni e dalla nostra capacità
di valutare i particolari che possono “fare la differenza”.
Quando
si prova uno zaino in negozio, è bene chiedere al rivenditore di
caricarlo con un peso-campione. Una volta indossato lo zaino, si
allaccia e si regola accuratamente la cintura in vita, prima ancora
degli spallacci, assicurandosi che la sua parte inferiore appoggi
bene sul bacino senza dare fastidio (a tale scopo si possono
abbassare lievemente le spalle per verificare che non siano
caricate). Successivamente, si regolano gli spallacci e l'eventuale
chiusura al petto, verificando che non provochino sfregamenti durante
i movimenti delle braccia (ad esempio quando si usano i bastoncini).
E' importante anche reclinare il capo all'indietro, per verificare
che la parte alta dello zaino non ostacoli i movimenti del collo (i
biker dovranno fare la prova indossando il casco). E' bene verificare
che, soprattutto negli zaini capienti, l'imbottitura degli spallacci
e della cintura sia adeguata al peso che lo zaino è destinato a
portare.
Come
per gli scarponi, anche nel caso dello zaino è possibile che, pur
essendo apparentemente molto simili, due zaini ci trasmettano
sensazioni completamente diverse: è importante valutare con
attenzione anche la compatibilità con la nostra figura. Inutile dire
che, quando sia possibile scegliere una taglia o un genere (maschile
o femminile), è preferibile orientarsi verso il prodotto che -
almeno nelle intenzioni - è studiato apposta per noi.
Il
peso dello zaino vuoto è un fattore importante, ma non va valutato
in senso assoluto. E' preferibile acquistare uno zaino leggermente
più pesante ma più adatto alla nostra figura o più semplice da
gestire.
Per
quanto riguarda le caratteristiche costruttive, sono tantissimi i
particolari che possono risultare utili: tasche, segrete,
portamateriale, porta piccozze/bastoncini, portasci/ciaspole, ecc.:
verifichiamo che siano presenti (e funzionali: ad esempio, facili da
gestire anche con i guanti) quelli che maggiormente ci interessano.
La
verifica è più semplice nel caso dello zaino per mountain bike: se
infatti, come è consigliabile, prenderemo in considerazione uno
zaino dedicato, noteremo che lo spazio interno è già perfettamente
organizzato per sistemare tutto ciò che ci serve.
Le
forme disponibili sul mercato sono molteplici. In linea generale, si
può dire che la forma “a tubo”, priva di tasche sporgenti ai
lati (più esposte alle intemperie e più soggette a incagliarsi nei
passaggi stretti) è la più tecnica ed è quella normalmente
utilizzata per l'alpinismo; può essere valida anche per
l'escursionismo, anche se risulta più difficile sistemare le
minuterie e accedere velocemente al fondo dello zaino. Per ovviare al
problema, alcuni modelli presentano aperture longitudinali o sul
fondo, altri un comparto di servizio molto spazioso sulla patta, o
ancora una sorta di borsello interno.
La
predisposizione per la sacca idrica, sempre presente nei modelli per
mountain bike, è interessante anche negli zaini da escursionismo.
Durante l'inverno, quando non è possibile utilizzare la sacca, la
tasca dedicata può ospitare fogli, cartine e altro materiale
delicato.
Da
ultimo, proviamo a immaginare come si comporterebbe il nostro modello
preferito sotto la pioggia. In caso di pioggia insistente, è sempre
consigliabile usare il coprizaino; tuttavia, poche gocce non devono
creare problemi: pertanto è bene che le cerniere siano gommate, o
almeno coperte da pattine, e che si trovino in una posizione
sufficientemente protetta.
Il casco per mountain bike
Inutile
ricordare che, in tutte le escursioni in mountain bike, l'uso del
casco è un imprescindibile fattore di sicurezza. Anche per
quanto riguarda il casco, come per lo zaino, si può contare su una
scelta vastissima in termini di modelli e di costi: proviamone
diversi prima dell'acquisto, valutando il peso, la facilità di
regolazione, il comfort anche con un eventuale sottocasco, la
presenza di una visiera (molto consigliabile per mountain bike)
funzionale e robusta, la sufficiente circolazione d'aria... e magari
apprezzando l'eventuale presenza della reticella che previene
l'intrusione degli insetti.
Controlliamo
inoltre che il casco prescelto riporti l'omologazione per il ciclismo
e l'anno di produzione.
Come
molti altri dispositivi di sicurezza, il casco è personale e
non dovrebbe essere ceduto ad altri dopo il primo
utilizzo. Un urto importante, oppure un comportamento maldestro
dell'utente possono comportare un danno non immediatamente visibile e
compromettere la funzionalità del casco per il futuro: solo chi ha
usato quel casco in via esclusiva ne conosce la storia e può
valutare se è il caso di sostituirlo immediatamente.
Portare tutto ciò che serve senza appesantirsi troppo
Preparare lo zaino nel modo ottimale,
caso per caso, è quasi un'arte... che svilupperemo al meglio con
l'esperienza. I princìpi di base da seguire sono sostanzialmente
due:
1) puntare alla leggerezza del carico: il
peso in montagna è sempre un nemico;
2) prevedere le emergenze significative
che potrebbero verificarsi, in modo da non farci trovare sprovveduti
di fronte ad esse.
E' chiaro che i due princìpi sono
contrastanti: più materiale dovremo portare per le emergenze (es.
pronto soccorso, scorte di acqua e cibo, indumenti pesanti, ecc.),
più il nostro zaino peserà, rendendoci, paradossalmente, più
vulnerabili perché più lenti e meno efficienti. Si tratta quindi di
realizzare il miglior compromesso tra dotazione e peso.
Alcune regole di base sono molto valide
allo scopo e occorre tenerle sempre presenti:
1) evitare di portare con sé tutto ciò
che è superfluo, o potrebbe molto improbabilmente rivelarsi utile;
2) risparmiare sul peso e l'ingombro dei
contenitori di qualunque tipo (anche del portafoglio se necessario),
procurandosi dei sostituti più leggeri da usare appositamente per le
gite. Poche decine di grammi risparmiati qua e là possono fare una
grande differenza finale!
3) miniaturizzare il più possibile,
acquistando quantità piccole di farmaci, disinfettanti, creme
solari, ecc. dando la preferenza alle confezioni più funzionali al
trasporto nello zaino (es. lo stick anziché il liquido, la pastiglia
anziché le gocce, ecc.);
4) per quanto riguarda il cibo,
ottimizzare l'ergonomia e la concentrazione dei princìpi nutritivi
in rapporto al peso: meglio un paio di barrette per sportivi a
formulazione equilibrata, oppure fette biscottate con lardo o fesa di
un trancio di pizza filante e mezzo chilo di arance, anche a
vantaggio dell'igiene e della digeribilità;
5) saper rinunciare, fuori casa, alle
nostre abitudini e sopportare qualche piccola privazione (es. se non
ci sono punti di ristoro lungo il percorso di una gita giornaliera,
conviene rinunciare al fornellino da campeggio e alla moka per fare
il caffé...). Potremo rifarci con soddisfazione al nostro ritorno.
Ciò premesso, vediamo qual è la
dotazione di base dell'escursionista: dotazione che potrà subire
variazioni o integrazioni a seconda della stagione, della durata
dell'escursione o di altri fattori, ma che resta quella fondamentale
di riferimento. La chiameremo N.D.E. (normale dotazione
escursionistica) con
riferimento a un'uscita giornaliera.
NORMALE
DOTAZIONE ESCURSIONISTICA
IN
ESTATE: acqua, cibo, indumenti, guscio con cappuccio, berretto per il
sole, eventuali copricapi in lana o pile e guanti leggeri; occhiali
da sole, crema solare, pronto soccorso, calzature da montagna.
IN
INVERNO: acqua, thermos con bevanda calda, cibo, indumenti, guscio
con cappuccio, due copricapi, due paia di guanti, occhiali da sole,
crema solare, pronto soccorso, calzature da montagna.
NOTA PER LE ESCURSIONI
A PIEDI
ACQUA.
Anche sui percorsi dove si prevede di trovarla, l'acqua
tale e quale non
deve mai mancare nello zaino dell'escursionista.
Anche nel caso in cui si desideri portare con sé una bibita, una
soluzione salina per lo sport o un thermos con una bevanda calda, una
scorta complementare di sola acqua è indispensabile: l'acqua può
lavare una ferita, veicolare un farmaco, rimuovere un corpo estraneo
dall'occhio. La quantità totale di liquidi a disposizione deve
essere almeno di un litro al giorno per persona, di cui almeno mezzo
litro di sola acqua. Anche nella stagione invernale è molto
importante idratarsi a sufficienza, nonostante spesso non si avverta
lo stimolo della sete.
Sulla scelta del
contenitore ci si può sbizzarrire: d'estate può essere molto utile
la sacca idrica, che consente di approvvigionarsi a intervalli
regolari senza doversi fermare (in inverno la sacca è invece
inutilizzabile, perché l'acqua nel tubicino tende molto spesso a
gelare); chi preferisce la classica borraccia ha a disposizione una
vasta scelta di forme e modelli. Le borracce rigide sono più pesanti
e ingombranti ma più facilmente igienizzabili (alcune anche in
lavastoviglie); quelle morbide sono più leggere e, se riempite di
acqua fredda, possono trasformarsi, al bisogno, in rudimentale borsa
del ghiaccio.
CIBO.
Quanto si è detto per l'acqua vale anche per il cibo, anche se in
misura minore. Portiamo dunque sempre una “razione K” che servirà
di emergenza quando prevediamo di ristorarci in rifugio; quando
invece il pranzo è al sacco, cerchiamo di rifornirci secondo le
regole viste sopra, senza sacrificare il gusto ma facendo attenzione
anche al peso della confezione e della parte non edibile (le quali
non dovranno essere smaltite nell'ambiente!).
ABBIGLIAMENTO E
ACCESSORI. Gli indumenti che porteremo con noi dovranno essere
adeguati alla stagione, alla quota e all'esposizione indicate nelle
schede delle gite, in base al principio della vestizione a strati
(vedi le sezioni dedicate all'abbigliamento e agli accessori). Nelle
escursioni lunghe e in inverno è consigliabile portare un capo caldo
in più (es. un piumino) per poter affrontare senza problemi un
ritardo sulla tabella di marcia o un'emergenza che ci trattengano
all'aperto fino a tarda sera.
ATTREZZATURA.
Gli occhiali da
sole
sono fondamentali in situazioni di forte irraggiamento diretto e/o
riflesso (alle alte quote o sulla neve, prevedere anche un
paio di scorta).
E' bene scegliere modelli adatti alle attività in montagna e che
offrano una buona protezione anche laterale dalla luce e dal vento.
La
crema solare (anche
labiale)
è altrettanto importante; sulla neve è bene usarla anche a cielo
coperto.
La
lampada frontale,
indispensabile in alcune situazioni, dovrà avere un
raggio di almeno una decina di metri ed
essere poco ingombrante, possibilmente a basso consumo e di buona
qualità; verificare sempre prima della partenza la sufficiente
carica delle batterie e, in caso di necessità, sostituirle o portare
con sé batterie di scorta. Il classico coltellino
svizzero
è molto utile: scegliere un modello non troppo pesante. Possiamo
aggiungere: il coprizaino;
un rotolino di nastro
americano,
almeno un paio di sacchetti
di nylon
(che potranno contenere rifiuti, indumenti bagnati, ecc.) e qualche
fascetta di
plastica;
fazzoletti di
carta;
un accendino;
un foglio di carta
e una matita.
I bastoncini da escursionismo, le racchette da neve, il
casco possono essere facilmente dimenticati se non collegati
allo zaino. Facciamo attenzione!
PRONTO
SOCCORSO.
Una dotazione di
base
è costituita da:
1) pinzette, specchietto, forbicine, spille da balia;
2) pinze levazecche (reperibili in farmacia);
3) disinfettante della cute lesa (fazzolettino monouso, gel in tubetto,
o altre confezioni a scelta, evitando possibilmente i preparati che
possono macchiare la pelle o gli indumenti);
4) un rotolo di cerotto di carta alto 2,5 cm (oltre a fissare le garze,
previene efficacemente le vesciche e altre abrasioni da sfregamento
se applicato ai primi sintomi di fastidio);
5) cerotti per escoriazioni di varie misure e/o cerotto liquido o spray;
6) un paio di bustine di Steri-strip (strisce adesive di sutura) di
misure assortite;
7) garze sterili;
8) guanti sterili;
9) benda elastica 6 cm x 3 m;
10) rete tubolare elastica di misure assortite (dito; mano-braccio;
gamba-coscia);
11) coperta isolante da soccorso in alluminio;
12) eventuali farmaci o preparati di vario genere (analgesici,
antistaminici, omeopatici, repellenti per insetti, ecc.), che
eventualmente aggiungeremo dopo aver interpellato il nostro medico o
farmacista.
Il
pronto soccorso dovrà essere trasportato in un contenitore
impermeabile che possa garantire protezione dagli urti e dagli sbalzi
termici. Il peso
complessivo del kit non dovrebbe superare i 300 grammi.
E' bene controllare periodicamente le date di scadenza delle varie
confezioni e sostituirle quando necessario.
NOTA
PER LE ESCURSIONI IN MOUNTAIN BIKE
La
N.D.E., opportunamente adattata, vale anche per lo zaino dei biker:
stesse considerazioni per acqua
e cibo;
stesse considerazioni su abbigliamento
e accessori,
tenendo conto che, questa volta, si tratterà di capi specifici per
mountain bike. All'attrezzatura
della N.D.E. i biker dovranno aggiungere:
1) il
giubbino
rifrangente omologato,
obbligatorio per legge in alcune condizioni;
2) i
fanalini anteriore
e posteriore,
meglio se staccabili, da collocare su manubrio e reggisella
all'occorrenza;
3) una
pompa;
4) un
lucchetto
per legare la bici;
5) un
kit minimale dimanutenzione per
le emergenze più comuni (es. forature), che potrà variare a seconda
del mezzo di cui si dispone (mtb full/front-suspended, coperture
tradizionali o tubeless, ecc.) e che potrà essere assortito nel modo
migliore rivolgendosi a un buon negozio;
6) il
casco
ed eventuali protezioni
per la discesa
(gomitiere, ginocchiere, ecc.). Consigliabili anche in salita i
parastinchi per
chi usa i pedali dotati di pin e non ha sufficiente esperienza.
Anche
il pronto soccorso
resta sostanzialmente invariato rispetto alla N.D.E.
E
PER FINIRE...
...ricordiamo che è molto importante anche distribuire il carico
nello zaino in maniera corretta. Ciò andrà a tutto vantaggio della
nostra schiena e della facilità di accesso al nostro materiale.
Le cose più pesanti vanno collocate sul fondo: lo stesso dicasi per
gli oggetti che meno probabilmente potranno servirci; i contenitori
di liquidi vanno mantenuti in posizione verticale; gli oggetti
fragili o vulnerabili a tagli o forature devono essere isolati, ad
esempio avvolgendoli con gli indumenti; le minuterie andranno
collocate nelle tasche secondo criteri razionali; i valori e i
documenti dovranno essere protetti dal sudore e dall'acqua (utile
allo scopo una leggera bustina stagna, o, alla peggio, un sacchetto
di nylon). Facciamo una prova prima di partire, indossando lo zaino
pieno: non dovremo sentire fastidiose asperità sulla schiena, né
avvertire alcuna sensazione di sbilanciamento.
Valutazione delle difficoltà nelle escursioni a piedi
Valutazione
dell'impegno tecnico
La scala di valutazione dell'impegno
tecnico utilizzata da Omega-treK fa riferimento a quella comunemente
adottata in Italia e individua quattro livelli, tenendo conto di vari
parametri tra cui, principalmente: l'ambiente e il tipo di terreno;
la difficoltà di orientamento e di individuazione del percorso;
l'equipaggiamento e l'attrezzatura necessari. Si tratta ovviamente di
indicazioni di massima, che non hanno la pretesa di esaurire tutta la
possibile casistica. Nelle schede delle singole gite verranno fornite
le necessarie precisazioni.
T (Itinerario turistico):
itinerario ben evidente che si snoda su carrarecce, mulattiere o
comodi sentieri a quote non elevate, con percorso non lungo e di
dislivello contenuto. Non è richiesta alcuna preparazione specifica
se non un minimo di allenamento alla passeggiata di qualche ora e la
dotazione di equipaggiamento adeguato (l'escursione si svolge
comunque in montagna, dove repentini cambiamenti di meteo e di
temperatura sono sempre possibili).
E (Itinerario escursionistico):
itinerario normalmente segnalato su sentiero e/o tracce di passaggio
in ambiente vario, anche di alta quota. Può prevedere
l'attraversamento di pascoli, pietraie e piccoli nevai poco pendenti.
Può superare brevi tratti esposti, ripidi o rocciosi. Sono richiesti
un certo senso dell'orientamento, una buona preparazione fisica alla
camminata nonché una certa esperienza e conoscenza dell'ambiente
montano, oltre, naturalmente, all'equipaggiamento adeguato al tipo di
escursione che si affronterà di volta in volta.
EE (Itinerario per escursionisti
esperti): itinerario normalmente segnalato che si svolge su terreni
difficili, che richiedono passo sicuro, assenza di vertigini ed
esperienza. Può prevedere, ad esempio, la progressione su pendii
ripidi e scivolosi, l'attraversamento a piedi di corsi d'acqua, la
risalita di balze rocciose ed esposte, ecc. oppure la necessità di
orientarsi in spazi aperti senza punti di riferimento. E' richiesta
una preparazione ottimale, sia dal punto di vista fisico che dal
punto di vista organizzativo, oltre a una buona esperienza sui vari
tipi di terreno escursionistico presenti in ambiente alpino.
EEA (Itinerario per
escursionisti esperti, con attrezzature): itinerario che, oltre ai
requisiti del precedente, implica la conoscenza e l'uso dei
dispositivi di autoassicurazione per via ferrata (imbracatura, corda,
dissipatore, moschettoni). La sigla EEA contraddistingue gli
itinerari che, in assenza di attrezzature (scale, pioli, ecc.),
sarebbero qualificati come alpinistici.
Nota: gli itinerari qualificati
come E od EE possono presentare dei piccoli tratti (generalmente
esposti) protetti da ausili fissi come cavi corrimano, catene o
simili. L'uso di questi ultimi non è indispensabile per la
progressione (e pertanto non implica l'uso di dispositivi di
autoassicurazione), ma serve a renderla più sicura, ad esempio nella
stagione invernale o in condizioni meteorologiche avverse, o nel caso
in cui l'escursionista, per vari motivi, abbia timore di affrontare
il passaggio.
Per quanto riguarda le escursioni con le racchette da neve (o "ciaspole"), si è preferito adottare una semplice classificazione di massima della difficoltà tecnica (Facile-Media-Difficile), fornendo le necessarie precisazioni nelle schede delle singole gite.
Valutazione
dell'impegno fisico (sono esclusi gli itinerari qualificati come
“turistici”)
Il grado di impegno fisico è
valutato tenendo conto del peso dello zaino e della dotazione
adeguata al tipo di gita (equipaggiamento e attrezzatura). Fattori
come la quota, la stagione, le condizioni del terreno possono
influire sull'impegno fisico richiesto. Di essi si terrà conto di
volta in volta, nei limiti del possibile, nella descrizione delle
singole gite. Si tiene come riferimento per la
scala sotto indicata la difficoltà escursionistica E.
Basso:
è richiesto un allenamento che consenta, senza avvertire eccessiva
fatica o sovraccarico muscolare, di effettuare un percorso di almeno
700 metri di dislivello positivo nei tempi previsti dell'escursione
(che tengono conto anche dello sviluppo); oppure, indicativamente, di
guadagnare almeno 300 metri di dislivello all'ora e di mantenere tale
ritmo per almeno un'ora e mezza consecutive.
Medio-basso:
è richiesto un allenamento che consenta, senza avvertire eccessiva
fatica o sovraccarico muscolare, di effettuare un percorso di almeno
1000 metri di dislivello positivo nei tempi previsti dell'escursione;
oppure, indicativamente, di guadagnare almeno 300/400 metri di
dislivello all'ora e mantenere tale ritmo per almeno due ore
consecutive.
Medio-alto:
è richiesto un allenamento che consenta, senza avvertire eccessiva
fatica o sovraccarico muscolare, di effettuare un percorso di almeno
1300/1400 metri di dislivello positivo nei tempi previsti
dell'escursione; oppure, indicativamente, di mantenere una media
oraria di 400 metri di dislivello per almeno tre ore.
Alto:
è richiesto un allenamento che consenta, senza avvertire eccessiva
fatica o sovraccarico muscolare, di effettuare un percorso superiore
ai 1600 metri di dislivello positivo nei tempi previsti
dell'escursione, oppure di sostenere per più giorni consecutivi un
impegno fisico medio-basso, medio-alto o alto.
Nota:
il fatto che sia stato preso in considerazione il solo dislivello
positivo non significa che le prestazioni dell'escursionista in
discesa siano ininfluenti nella valutazione dell'impegno fisico. Su
un itinerario tecnicamente non impegnativo e già percorso in salita,
un escursionista adeguatamente allenato dovrà essere in grado di
effettuare la discesa in un tempo non superiore ai due terzi di
quello di salita. Ovviamente, su itinerari tecnicamente impegnativi
la discesa può richiedere un tempo di percorrenza perfino superiore
a quello di salita.
Valutazione delle difficoltà nelle escursioni in mountain bike
Valutazione
dell'impegno tecnico
La
scala di valutazione dell'impegno tecnico utilizzata da Omega-treK
prevede quattro livelli. Qualora sia consigliato, o giudicato
indispensabile, l'uso di un mezzo con determinate caratteristiche
(es. mtb full suspended),
la difficoltà tecnica è valutata prevedendo l'uso di quel mezzo.
Può
capitare di dover affrontare tratti di percorso più impegnativi
rispetto alla difficoltà globale assegnata all'escursione: se di
essi non si è tenuto conto nella valutazione, significa che sono
pochi e sufficientemente brevi da essere facilmente superati a piedi
spingendo la bici.
Naturalmente,
non è possibile esaurire in poche righe tutte le possibili
combinazioni tra i parametri che determinano la difficoltà tecnica;
inoltre, occorre tenere presente che fattori apparentemente estranei
come le condizioni meteo, la presenza di pedoni, animali o di mezzi
motorizzati su un determinato itinerario possono influire anche
notevolmente sul grado di impegno tecnico richiesto. Pertanto, la
scala delle difficoltà ha valore puramente indicativo e si rimanda
alla descrizione delle singole gite per una valutazione più
puntuale.
CT/CE
(Itinerario cicloturistico/cicloescursionistico): percorso semplice,
che si svolge su pista ciclabile e/o su terreno paragonabile a
quest'ultima. Il fondo è compatto e regolare e non presenta
particolari problemi se bagnato. La pendenza è moderata.
MTB1
(Itinerario di primo livello): percorso di impegno tecnico basso,
che necessita di un minimo di esperienza nella conduzione della
mountain bike.
Il
terreno può essere molto vario (strada, mulattiera, sentiero, prato)
ma sempre ben individuabile, con ampio spazio di manovra, non esposto
e solo a tratti smosso. Non vi sono pendenze elevate ma possono
presentarsi tratti che richiedono attenzione, specialmente in discesa
(es. ciottoli scivolosi, fango, radici, ecc.).
MTB2
(Itinerario di secondo livello): percorso di impegno tecnico medio,
che necessita di una certa esperienza nella conduzione della mountain
bike e richiede capacità di valutazione del terreno. Il tracciato è
sempre ben individuabile e sufficientemente ampio, ma il fondo può
essere smosso e irregolare e può richiedere una certa abilità per
individuare il passaggio migliore, sia in salita che in discesa.
Alcuni passaggi possono richiedere forza esplosiva e/o buone doti di
equilibrio se si vuole restare in sella.
MTB3
(Itinerario di terzo livello):
percorso di impegno tecnico alto, che richiede esperienza e
padronanza del mezzo.
Il terreno può essere vario e irregolare a
causa di buche, radici, detriti, ecc. da superare su pendenze
sostenute, in salita e/o in discesa. Il tracciato può essere stretto
e consentire il passaggio di un solo biker per volta (single
track), offrendo limitato margine di manovra specialmente in
curva. Può essere necessario portare la mtb in spalla per qualche
tratto.
A
(Itinerario per biker con attrezzature): la lettera “A”,
aggiunta alle sigle che indicano le difficoltà (es. MTB1 A, MTB2 A,
ecc.) qualifica i percorsi che prevedono la dotazione di
equipaggiamento o attrezzature particolari (es. escursioni
consigliate per mtb full suspended; escursioni su terreno
innevato con coperture chiodate; escursioni che prevedono
pernottamenti e/o concatenamenti con percorsi di trekking e quindi
richiedono equipaggiamento adeguato; ecc.).
Valutazione
dell'impegno fisico
Il grado di impegno
fisico è valutato tenendo conto del peso dello zaino e della
dotazione adeguata al tipo di gita (equipaggiamento e attrezzatura).
Fattori come la quota, la stagione, le condizioni del terreno possono
influire sull'impegno fisico richiesto. Di essi si terrà conto di
volta in volta, nei limiti del possibile, nella descrizione delle
singole gite.
Si tiene come
riferimento per la scala sotto indicata un terreno fuoristradistico
non difficile. Ovviamente su terreno sconnesso, anche a parità di
dislivello e di sviluppo, l'impegno fisico aumenterà insieme a
quello tecnico.
Basso:
non è necessario alcun allenamento specifico; basta una buona forma
fisica e un minimo di consuetudine con la pedalata, tale, ad esempio,
da consentire di percorrere, tra andata e ritorno, almeno 35 km in
piano in una mezza giornata senza avvertire eccessiva fatica o
sovraccarico muscolare.
Medio-basso:
è necessario un allenamento che consenta di superare, senza
eccessiva fatica o sovraccarico muscolare, un dislivello positivo di
almeno 800 metri e uno sviluppo di almeno 8 chilometri (sola andata)
in una mezza giornata, sostenendo almeno un'ora e mezza di pedalata
continua sotto sforzo.
Medio-alto:
è necessario un allenamento che consenta di superare, senza
eccessiva fatica o sovraccarico muscolare, un dislivello positivo di
almeno 1000 metri e uno sviluppo di almeno 10 chilometri (sola
andata) in una mezza giornata, sostenendo almeno due ore di pedalata
continua sotto sforzo.
Alto:
è necessario un allenamento che consenta di sostenere per più
giorni consecutivi, senza provare eccessiva fatica o sovraccarico
muscolare, un impegno ciclistico medio-basso o medio-alto, oppure di
abbinare, in giorni consecutivi, un'escursione in mtb di impegno
medio-basso o medio-alto a un'escursione a piedi; o infine di
concatenare, nello stesso giorno, un'escursione in mtb di impegno
medio-basso o medio-alto con un'escursione a piedi.